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15 novembre 2013 5 15 /11 /novembre /2013 10:26

Vedi anche Nereo Villa Opere

 

Se esistesse la scuola pedagogica ad indirizzo steineriano sarebbe realizzata l’idea della triarticolazione della società proposta a suo tempo da Rudolf Steiner. Pertanto non esisterebbero la crisi delle scuole, la crisi economica e quella della giustizia. Come queste tre sfere dell’organismo sociale devono armonizzarsi fra loro l’ho sintetizzato nella pagina “Dieci minuti per la triarticolazione sociale”, ricavata dal ciclo di conferenze “Come si opera per la triarticolazione dell’organismo sociale”.

 

Però la scuola steineriana non esiste.

 

Essa è spenta e destinata a smorzarsi sempre più da quando è divenuta statale (parificata).

 

Da quel momento in poi non si può più dire che sia libera dalle grinfie dello Stato.

 

E poiché nelle spiegazioni date da Steiner questa sua libertà avrebbe dovuto essere il suo senso, oggi essa è del tutto insensata in quanto mero business.

 

Oggi infatti la scuola steineriana è ridotta a mera ideologia, a ideale morto, funzionante solo come business, che rastrella soldi dappertutto: sovvenzioni dallo Stato, retta abnorme dai genitori, costi abnormi degli attrezzi, prodotti per la scuola, ecc. (basti pensare che una "cartella scolastica steineriana" costa ben 158 euro), oltretutto sottopagando gli insegnanti tanto idealisti quanto ignari... 

 

 

 

 

 

Questi "steineriani" dal compromesso facile (praticamente quasi tutti) non hanno scuse, perché le idee di Steiner sui COMPROMESSI sono sempre state molto chiare.

 

Purtroppo però non sono mai state recepite, nemmeno e soprattutto da coloro che predicano la pedagogia steineriana. Perché? Perché lì, domina il business, cioè il dio quattrino in luogo del dio trino, anzi in luogo della triarticolazione sociale, la quale può attuarsi solo a partire proprio dalla liberazione delle scuole e dell’apparato produttivo dalle grinfie dello Stato.

 

Questo Stato è comunque destinato al fallimento nella misura in cui continuerà ad occuparsi (ancora come sempre) di cose che non sono di sua competenza come, appunto, la scuola e l’economia, anziché occuparsi dell’unica sua competenza: il diritto.

 

Lo Stato di diritto che anziché occuparsi di diritto si occupa di scuole e di economia è uno Stato plenipotenziario arraffone misurato esclusivamente sulla corruzione.

 

La crisi della giustizia è infatti l’impossibilità pratica di occuparsi di giustizia in nome del preoccuparsi dell’economia e della cosiddetta cultura di Stato, o cultura dell’obbligo...

 

Questi argomenti, che erano già scottanti al tempo del fallimento di Weimar, non furono mai recepiti. E nella misura in cui non li vogliamo accogliere siamo avviati a sempre peggiori catastrofi...

 

Li ripropongo nei brani seguenti, pescati da varie conferenze e libri di Steiner, che trovo di un’attualità sconvolgente.

 

“[...] Oggi è questo che deve venir superato, ma purtroppo il mondo, invece di pensare a tale superamento, fa dei COMPROMESSI. I COMPROMESSI che oggi vengono fatti nel mondo vengono conclusi anche nell’interiorità dell’anima; se le nostre anime non fossero così propense al COMPROMESSO, anche nella vita esteriore non vi sarebbero gli spaventosi COMPROMESSI, simili a quello che ora viene fatto a Weimar, il COMPROMESSO sulla scuola (R. Steiner, “Risposte della scienza dello spirito a problemi sociali e pedagogici”, 12ª conf., Milano, 1974).

 

Ciò riguarda, oggi più che mai la scuola pedagogica steineriana, che in sostanza è un covo di chierici non solo traditori ma di vermi striscianti: “Le nature tendenti al COMPROMESSO strisciano oggi attraverso l’esistenza; sono esse che sperimentano tutto guardando indietro, che non progrediscono” (“Risposte della scienza dello spirito...”, op. cit).

 

Perché mai Steiner sentì in se stesso di dare - anche se non in modo esplicito - del verme agli uomini dell’inciucio di allora attraverso le parole “Le nature tendenti al COMPROMESSO strisciano oggi attraverso l’esistenza”?

 

Fu per gli eventi storici di qualche mese prima, eventi che oggi vanno sottolineati, dato che politicamente siamo ancora nella medesima situazione di allora (1).

 

Nel febbraio del 1919, cioè sei mesi prima delle parole dette in questa conferenza - che fu tenuta il 3 agosto del 1919 -, si era infatti aperta a Weimar la cosiddetta Assemblea Nazionale, consistente in un governo di coalizione fra socialisti, democratici, e cattolici, detta appunto “Coalizione di Weimar”. Tale coalizione, per l’instabilità dei governi di formare solide maggioranze rese sempre più impopolare la Costituzione di Weimar. Il peso delle riparazioni e la politica egoistica del grande capitale finanziario determinarono poi dal 1920 fino al 1922 l’inflazione ed il crollo del marco.

 

In quel periodo, il successo della rivoluzione russa ed i fermenti di rivolta in Germania avevano galvanizzato i dirigenti socialisti, facendo apparire imminente l’instaurazione di un regime proletario anche in Italia: il partito popolare di Luigi Sturzo si presentò allora come principale interlocutore dei socialisti, e accanto ai socialisti ed ai popolari, il movimento nazionalista dei seguaci di D’Annunzio chiedeva con l’emerito socialista Mussolini il “rinnovamento” della classe dirigente.

 

Le teorie attivistiche di Sorel e di Oriani, quello della “missione” civilizzatrice imperiale, si consolidarono poi nella dottrina di Gentile, il quale contrapponeva all’individualismo liberale e democratico, “fonte di disgregazione del tessuto sociale”, l’esigenza di una solidarietà collettiva in cui i diritti e le aspirazioni dell’individuo si attuassero solo in quanto subordinati ai valori ed agli interessi della comunità nazionale, di cui “lo Stato è unico depositario e garante”. Tutto ciò si espresse poi nella teorizzazione dello Stato corporativo, che in fondo è lo Stato marcio in cui ci troviamo.

 

Il COMPROMESSO con la scuola italiana, compreso l’attuale COMPROMESSO delle scuole steineriane parificate alle scuole di Stato, cioè statalizzate, nasce proprio da questo neoidealismo gentiliano.

 

Giovanni Gentile, filosofo del fascismo e ministro della “pubblica istruzione”, chiamò poi Lombardo Radice come collaboratore alla “riforma” scolastica del 1923-24!

 

Se esistono precise dichiarazioni dichiarazioni in cui Steiner sottolinea che attraverso i COMPROMESSI non è assolutamente possibile attuare l’idea della triarticolazione sociale esplicitata nel suo libro “I punti essenziali della questione sociale”, perché i sedicenti antroposofi non le ascoltano?

 

Che senso hanno oggi i vari “fiduciari” della scuola steineriana italiana o della sedicente società antroposofica italiana, se non quello di dimostrare, nella loro qualità di “traditori verminosi”, di non conoscere alcunché della triarticolazione di Steiner? Conoscono di Steiner solo ciò che conta per il proprio tornaconto? Sì. Purtroppo è proprio così. Ma questa è mafia. Mera mafia, mascherata da antroposofia o da scienza spirituale a carattere antroposofico!

 

Oggi, epoca dell’autocoscienza, la figura del “fiduciario” antroposofico è un anacronismo protetto da impenetrabili segreti: i business antroposofici e gli organigrammi della relativa “società” assomigliano a quelli dei capimandamento mafiosi che si riuniscono per eleggere i nuovi “fiduciari” delle nuove “famiglie” locali: il cosiddetto fiduciario, di cui non esiste garanzia alcuna in merito alla propria “rappresentatività”, né criteri per la sua nomina, né per le proprie decisioni, prende decisioni per tutti i “soci” della “società antroposofica”, la quale nonostante ciò appare giuridicamente responsabile. Dove sta quindi la differenza con le procedure mafiose? 

 

Ecco alcune dichiarazioni di Steiner in merito ai COMPROMESSI:

 

“Si può dire in realtà che nel nostro tempo le persone che hanno in loro stesse l’assoluta pretesa di avere posizioni direttive in qualche settore sappiano agire con piena serietà per tutto quanto riguarda oggi la tendenza verso lo spirito? Tali persone dovrebbero avere un sentimento non solo per le teorie relative allo spirito, ma anche per la reale e vivente efficacia in campo spirituale, per l’efficacia derivata dal campo spirituale. Se però si parla della reale efficacia in campo spirituale o attraverso il campo spirituale, oggi ancora per molta gente si parla di qualcosa di incomprensibile” (“Risposte della scienza dello spirito...”, op. cit., Stoccarda, 8 settembre 1919, 13ª conf.). “[...] Oggi però non basta essere d’accordo in teoria con qualcosa. [...] Quando io siedo a Dornach e scrivo un appello al mondo civile, avendo davanti a me in modo ideale gli uomini del presente che ne possono accogliere il contenuto, quel che scrivo è tratto da un reale nesso, non è qualcosa che ho escogitato in teoria e che ora metto su carta, ma qualcosa che io scrivo in un nesso vivente con coloro che potrebbero o dovrebbero comprenderlo. In tal modo si tiene conto senz’altro dello spirito dominante del presente. E ancora: io scrivo “I punti essenziali della questione sociale”. Non scrivo però affinché le parole vengano allineate in piccole lettere stampate sulla carta, eventualmente affinché i teorici le possano criticare, ma io scrivo le parole per i miei contemporanei. Scrivo come è giusto parlare secondo realtà dal proprio scrittoio agli uomini del presente. [...] Chi oggi agisce movendo dallo spirito vivente non tiene conferenze professorali. Sono conferenze professorali quelle in cui si sono pensate le cose e si gettano le proprie preziose parole in faccia alla gente. Chi però è immerso nello spirito vivente parla movendo dal cuore, non solo per le teste. È un argomento del quale bisogna decidersi a parlare. Persone che possono seguire in teoria le cose non hanno idea che qualcuno, che voglia agire secondo lo spirito, deve agire movendo dallo spirito al quale in quel momento è appunto legato. [...] Oggi non si può più, partendo da una debolezza umana qualsiasi, voler fare un COMPROMESSO dopo l’altro. Se si è costretti nell’attività esteriore a fare un COMPROMESSO, bisogna esserne coscienti, e non passare oltre con superficialità. [...] Oggi non viene insegnata la pedagogia, non viene insegnata la didattica nelle scuole superiori, affinché la gente le capisca, ma viene ordinata la pedagogia attraverso le leggi. Come si ordina alla gente di non rubare, così si ordina mediante la Gazzetta Ufficiale, mediante disposizioni ufficiali, come si deve insegnare; e non si avverte che cosa si nasconda in questo fatto. Invece proprio nel sentire che cosa in sostanza si sia manifestato negli ultimi tempi potrebbe essere l’inizio di un risanamento. Cinquanta persone che si trovassero nei posti in cui si ascoltano le loro parole, come si sono ascoltate le parole dell’Assemblea Nazionale di Weimar, cinquanta persone che avvertissero l’anomalia del legiferare in campo pedagogico, avrebbero maggiore importanza per il risanamento del mondo che non le chiacchiere insipide che sono state fatte in quella sede negli ultimi mesi” (ibid.).

 

Anche qui vi è un riferimento ai fatti storici di sei mesi prima da me qui accennati. Si tratta di fatti che continuano purtroppo a ripetersi anche oggi. Ciò è ancora più deprimente nelle “conferenze professorali” di coloro che si spacciano per pedagoghi della scuola steineriana anelando alla sua parificazione con la scuola dell’obbligo... dell’obbligo... di Stato, cioè anelando alla sua statalizzazione, esclusivamente in nome delle sovvenzioni statali. Costoro pretendono parlare di triarticolazione dell’organismo sociale secondo le direttive del dio quattrino...

 

Ovviamente il “dio trino”... della triarticolazione poi s’incazza, generando aumento esponenziale della tassazione, del fascismo finanziario, e di ulteriori carestie!

 

 

NOTE

(1) Queste cose furono dette da Steiner sia precedentemente che successivamente al 1919:
- 1917: “Oggi è necessario chiarire agli uomini la loro condizione. Oh, se non serpeggiano sovente proprio tra di noi la disposizione a fare COMPROMESSI in questo senso, a non dichiararsi necessariamente con coraggio dalla parte della verità! Non è affatto necessario che ci abbandoniamo all’illusione di poter far in modo di giungere ad un’intesa con chi non ne vuole sapere. Potrebbe forse giovarci? È necessario per noi parteggiare con coraggio per la verità, per quanto sia possibile. Questo è quanto mi pare emergere in particolare dalla conoscenza di quanto è collegato all’evoluzione dell’umanità” (R. Steiner, “Il mistero della volontà” conf. di Zurigo, novembre 1917).
- 8 dicembre 1918: “Il problema sociale vero e proprio del presente si è fatto attuale sotto l’influenza della catastrofe bellica. E dall’attualità del problema della proprietà si è poi sviluppata in Russia, nel marzo1917, la cosiddetta rivoluzione del febbraio che invero aveva essenzialmente lo scopo di far cadere i poteri statali che stanno alle spalle della proprietà. Poco dopo questa forma puramente politica, esteriormente politica della rivoluzione, venne sostituita dalla prima tappa del pensare rivoluzionario per mezzo di quelle persone che, nella terminologia di Trotzki, si potrebbero chiamare forse “uomini del COMPROMESSO”; vale a dire degli uomini che, a mezzo di acute intuizioni trasformate in concetti, volevano realizzare una struttura sociale. Questi rivoluzionari erano soprattutto coloro che anche prima avevano già partecipato più o meno alla formazione della struttura sociale; si trattava di circoli culturali, commerciali, industriali, i quali più o meno si prefiggevano di realizzare per ragionamento una struttura sociale. Ma con una certa ragione, anche se solo con una relativa ed unilaterale ragione, Trotzki giudica queste persone, che per mezzo di valutazioni d’ogni genere, per mezzo di buone idee di buona volontà, vogliono creare una struttura sociale, dei meri insabbiatori della rivoluzione, degli incapaci, degli inetti. Dalle considerazioni da me qui svolte saprete che la concezione proletaria rifiuta soprattutto valutazioni del genere, per quanto ragionevoli, per quanto giustificate da coloro che Trotzki chiama chiacchieroni, perché‚ parlano in modo intelligente. Queste cose ragionevoli vengono rifiutate dalla concezione proletaria, e precisamente per un certo istinto che però nel marxismo si è trasformato man mano in una teoria ben determinata. Semplicemente non si credono queste cose, non si crede che per mezzo di certe valutazioni ragionevoli, anche se con intendimenti onestissimi, si possa creare in avvenire una struttura sociale come si deve” (R. Steiner, Dornach 8 dicembre 1918, 6ª conf. del ciclo “Esigenze sociali dei tempi nuovi”).
- 6 settembre 1919: “[...] il maestro non deve interiormente mai venire a COMPROMESSI con ciò che non è vero [...]. Mai verrà a un COMPROMESSO con qualche cosa di falso, altrimenti vedremo per molte vie, ma soprattutto nel metodo, fluire la falsità nel nostro insegnamento. Il nostro insegnamento sarà solamente un’espressione di verità, se saremo diligentemente attenti a perseguire la verità in noi stessi” (R. Steiner, “Arte dell’educazione. Volume III”, Milano, 1980).
- 1921 - 1922: “Io preferisco l’agire che muova dal reale, non agitandosi, non facendo propaganda. Per me tutte queste cose sono orrende. Ma quando si hanno le mani legate, quando appunto non è possibile in alcun luogo fondare delle scuole libere, occorre creare l’atmosfera che le renda possibili. Naturalmente possono venir giustificati COMPROMESSI in questo o quel caso, ma oggi purtroppo viviamo in un tempo in cui ogni COMPROMESSO ci porta ancor più alla catastrofe” (R. Steiner, “Il sano sviluppo dell’essere umano II”, Milano, 1998, p.93.).
- 1921 - 1922: “Non serve fare COMPROMESSI con ciò che sta marcendo” (R. Steiner, “Antichi e moderni metodi di iniziazione”, Milano 2006, p. 124).

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