Parte della conferenza citata nel video la trovi qui:
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L’attuale catastrofe della politica deriva dalla mancanza di una svolta culturale che avrebbe dovuto far capire a tutti la triplice logica dell’organismo sociale (logica giuridica, economica, e culturale della Triarticolazione). La politica è incapace di far godere alla gente le immense risorse rese disponibili dalla scienza e dalla tecnologia, e questo è percepibile dal fatto che, a lato del progresso tecnico, corrisponde NON un generale arricchimento ma un generale impoverimento. L’anti-logica dell’odierna politica fiscale è la causa di questa forbice al contrario. La mancata conoscenza individuale del fatto elementare che lo scarico di tutti gli oneri statali sul settore del reddito comporta il progressivo corrispondente innalzamento dei prezzi, ci ha portato a un punto morto, in cui tutti predicano che se tutti avessero le tasse si starebbe bene e si pagherebbe poco, ma nessuno riesce a vedere come sia possibile realizzare davvero quello che si predica.
Perché per attuare tale intenzione (pagare tutti per pagare meno) occorre pensare in modo nuovo il prelievo fiscale, vale a dire spostarlo dal settore reddituale, generato dal sudore della fronte, a un altro settore, che riguarda l’emissione monetaria, che oggi è monopolizzata a causa dello Stato, che ha concesso questo monopolio alle banche emittenti. Lo spostamento del prelievo fiscale dal settore reddituale a quello dell’emissione di valuta è una imprescindibile esigenza sociale dello spirito del tempo di oggi. Perché i prelievi dalla emissione di soldi, diversamente dai prelievi a partire dal settore del reddito, non si scaricano sui prezzi di mercato, quindi non generano povertà e inflazione. Inoltre questi prelievi inciderebbero minimamente sugli individui, sarebbero facili, certi e equi, cioè equalizzati attraverso un sistema di datazione periodica degli strumenti monetari (monete, banconote, assegni, pagherò, valuta elettronica, ecc.), secondo il quale ogni moneta, banconota, ecc., potrebbe avere un vero e proprio certificato di nascita che ne stabilirebbe la scadenza, così come avviene per qualsiasi merce acquistabile (1). Il procedere della politica attraverso fumosi e misteriosi ideali (democrazia compresa), incapibili dalla maggioranza dei nativi, non è più tollerabile oggi, dato che il sistema dell’organismo sociale è bloccato a un fisco identico a quello in vigore ai tempi precristiani di Verre.
(1) L’idea del denaro a scadenza poggia su questo semplice ragionamento: se con un euro acquisto un alimento (o qualsiasi altra merce) significa che con un bene (l’euro) mi approprio di un altro bene (l’alimento). Questi due beni di scambio, se lo scambio è fatto secondo giustizia, devono essere equalizzati, dato che l’attuale principio di uguaglianza dei beni di scambio non è realizzato se non si interviene sul denaro. L’alimento se non lo mangi subito perde le sue qualità organolettiche e diventa immangiabile, perché invecchiando marcisce. Non così è per quell’euro. I soldi, anzi, più stanno lì e più generano accumulo. Così almeno siamo abituati a pensarli, attribuendo loro un’assolutizzazione di eternità illogica in quanto la nostra vita è in divenire, e il divenire comporta sempre un nascere uno sviluppo e un trapassare. Ecco dunque che se non si interviene sul denaro applicandovi l’idea di decumulo (denaro a scadenza), quel principio di uguaglianza non si attua ed al suo posto si attua solo il fatto che ai soldi sono applicati principi diversi da quelli ritenuti validi per tutti gli altri beni economici [...].
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