“La scienza naturale prende le mosse da quanto è accessibile alla coscienza legata ai sensi. Ma a sua volta è costretta a indicare un fattore sovrasensibile. Poiché percepibile sensibilmente è solo la luce, non le oscillazioni dell’etere. Queste dunque appartengono ad un campo - come minimo - EXTRASENSIBILE (il maiuscolo è mio). Ma la scienza naturale ha il diritto di parlare dell’extrasensibile?” (Rudolf Steiner, “Gli enigmi della filosofia”, vol. 2°, pp. 188-192, Ed. Tilopa, Roma 1997). Da sempre è risaputo che la scienza naturale vuole condurre la sua ricerca nel mero campo del sensibile. Pertanto: chi limita la sua indagine a ciò che si presenta alla coscienza vincolata ai sensi, dunque vincolata al corpo, è qualificato a discorrere di un elemento sovrasensibile? (cfr. ibid.). Con immagini concettuali sognate o non aventi a che fare con quanto è sensibilmente percepibile si cade facilmente nella teoria della relatività di Einstein, cioè nella fede nell’extrasensibile. Non così se ci si attiene a immagini concettuali realizzate a partire non dall’extrasensibile ma dal sensibile, cioè da oggetti sensibilmente percepibili. La relatività einsteiniana riesce dunque a valere solo scambiando la realtà con la matematica, e/o con la geometria, e/o con la meccanica (cfr. R. Steiner, “Le individualità spirituali del sistema solare”, Ed. Antroposofica, Milano 1995, pp.46-47). Questo prendere lucciole per lanterne può soddisfare il pensare scollegato dal sentire, o il cervello scollegato dal cuore, però non può soddisfare chi sa ancora connettere il cuore col cervello. Perciò Heisenberg diceva: “Comprendo la relatività con il cervello, ma non con il cuore” (W. Heisenberg, “Fisica e oltre”, Ed. Boringhieri, Torino 2000, pp.38-39). La scienza naturale prende le mosse da quanto è accessibile alla coscienza legata ai sensi. Ma a sua volta è costretta a indicare un fattore sovrasensibile. Poiché percepibile sensibilmente è solo la luce, non le oscillazioni dell’etere. Queste dunque appartengono ad un campo - come minimo - EXTRASENSIBILE (il maiuscolo è mio - n.d. Nereo). Ma la scienza naturale ha il diritto di parlare dell’extrasensibile? Da sempre è risaputo che essa vuole condurre la sua ricerca nel mero campo del sensibile. Pertanto: chi limita la sua indagine a ciò che si presenta alla coscienza vincolata ai sensi, dunque vincolata al corpo, è qualificato a discorrere di un elemento sovrasensibile? Con immagini concettuali sognate o non aventi a che fare con quanto è sensibilmente percepibile si cade facilmente nella teoria della relatività di Einstein, cioè nella fede nell’extrasensibile. Non così se ci si attiene a immagini concettuali realizzate a partire non dall’extrasensibile ma dal sensibile, cioè da oggetti sensibilmente percepibili. La relatività einsteiniana riesce dunque a valere solo scambiando la realtà con la matematica, e/o con la geometria, e/o con la meccanica (cfr. R. Steiner, “Le individualità spirituali del sistema solare”, Ed. Antroposofica, Milano 1995, pp.46-47). Questo prendere lucciole per lanterne può soddisfare il pensare scollegato dal sentire, o il cervello scollegato dal cuore, però non può soddisfare chi sa ancora connettere il cuore col cervello. Perciò Heisenberg diceva: “Comprendo la relatività con il cervello, ma non con il cuore” (W. Heisenberg, “Fisica e oltre”, Ed. Boringhieri, Torino 2000, pp.38-39). Lo scollegamento del percepire dal pensare dell'attuale scienza è di fatto alienazione essenziale (basta ascoltare una volta Odifreddi o Angela per accorgersene). I matti non sono solo quelli che si credono Napoleone. I matti sono anche quelli che entrano nelle università per uscirne privi di universalità del pensare, E QUINDI privi di umanità, o privi del pensare stesso. Questi ultimi fanno poi gli economisti… Bibliografia essenziale: Francesco Giorgi, “L’antroposofia è scienza?”, http://ospi.it/ospi/index_1024.asp (OSSERVATORIO SCIENTIFICO-SPIRTITUALE) unico sito serio italiano in cui si può studiare scientificamente!