Guardatevi dai
cattivi maestri!
Mi è stato chiesto un parere su uno scritto di sedicenti antroposofi
in merito a caratteristiche del popolo inglese. In questo scritto si afferma che, rispetto ad ogni altro popolo “gli inglesi (e gli altri anglofoni)
sono qualcuno - nascono con una
forte personalità, fondata sul fisico” e nello stesso tempo che “l’attuale materialismo, fondato sulla consapevolezza di sé impiantata nel fisico, arriva ad aberrazioni […] che lungi dal portare alla libertà, tanto
sbandierata, rendono l’uomo schiavo”. Delle due l’una: o ci si rende conto che tale essere qualcuno (di personalità fondata sul fisico) equivale ad essere
un aberrante schiavo in quanto impiantato materialisticamente nel fisico, oppure non ci si rende conto di ciò. E poiché non si può dire che un tale è qualcuno se è il risultato di un’aberrazione materialistica, chi afferma una
cosa del genere è un antilogico.
Ciò che colpisce è inoltre che tale antilogica è messa in bocca a
Rudolf Steiner, a cui ci si ispira! Ecco la frase completa:
“La Germania avrebbe il compito di comprendere gli altri ed aiutarli. Riuscirà ad
essere all’altezza di quanto richiestole dal destino? Del resto, lo diceva anche Rudolf Steiner: gli inglesi (e gli altri anglofoni) sono qualcuno - nascono con una forte personalità,
fondata sul fisico - i tedeschi (e anche gli altri europei) possono diventare qualcuno. […] Attraverso la forza dell’io l’uomo ha promosso la civiltà, ma l’attuale materialismo, fondato
sulla consapevolezza di sé impiantata nel fisico, arriva ad aberrazioni […] che lungi dal portare alla libertà, tanto sbandierata, rendono l’uomo schiavo” (cfr. Economia, Grifo, “Dollaro contro Euro” in
http://www.larchetipo.com/, maggio 2012). [Oltretutto, anche tutta l'antifona della guerra del dollaro contro l'euro, è una bufala, poggiante
sull'ignoranza del fatto che l'inventore dell'euro fu niente meno che un americano: Robert Mundell, battezzato a suo tempo - da Milton Friedman, se non
sbaglio - come "il padre dell'euro", al quale, su proposta del governo USA, fu addirittura conferito nel 1999 il Nobel per l’economia per le sue teorie
sulle aree valutarie ottimali, nelle quali risultava che la moneta unica o euro venisse controllata dal ciclo del dollaro. Tutto ciò era notorio soprattutto nel periodo della nascita dell'euro,
dato che l'unione monetaria diventava utile agli USA soprattutto nei periodi in cui il dollaro era debole, come ad esempio lo era stato negli anni '60 quando con gli accordi di Roma (del
1957) iniziò il processo di unificazione europea che portò poi alla nascita del sistema monetario europeo, a Maastricht, e infine alla moneta unica. L'euro era ed è dunque funzionale alla truffa
del dollaro emesso senza riserva, altro che "dollaro contro l'euro"! Se crollasse l'euro, crollerebbe immediatamente anche il dollaro, e questo in America non lo vuole nessuno! - nota del curatore].
Coloro che scrivono cose come queste dimostrano di avere letto molto
superficialmente Steiner e di avere, nonostante ciò, la pretesa di insegnare l’antroposofia come se essa fosse un miscuglio fra Topolino, Liala, i racconti di Asimov, o una qualsiasi
ideologia. Sono comunque facili da scoprire come “bufalòfori” in quanto fanno affermazioni che si
auto-contraddicono.
Certamente il popolo inglese fu spesso caratterizzato da Steiner in
molte conferenze. Gli inglesi e gli americani anglofoni sono il popolo più egoista del pianeta (lo dico in modo assolutamente oggettivo) e quindi l’essere qualcuno dell’inglese non è che apparenza. Cerco di mostrarlo
con le parole di Steiner.
Siamo a Dornach, il 18/12/1916 (dunque nel periodo della prima guerra
mondiale) e Rudolf Steiner tiene una conferenza intitolata “L’Europa Centrale tra potere e spirito”:
“[…] tutte le scienze sociali dell’Europa Centrale sono fortemente influenzate dal
pensiero inglese. Non è un caso che i fondatori del socialismo tedesco, Marx e Engels, lo abbiano fondato dall’Inghilterra; ugualmente è molto facile che l’essenza dell’Europa Centrale venga
fraintesa. Ancora oggi la vera natura dell’Europa Centrale viene quasi sempre fraintesa nell’Europa Occidentale. Come potrebbe anche essere altrimenti?
La cultura dell’Europa Centrale era così compenetrata dall’elemento francese, che
Lessing prima di comporre il suo “Laocoonte” - una delle opere più significative, un punto di riferimento nel periodo più alto della
cultura tedesca - Lessing si è chiesto se dovesse scriverlo in francese o in tedesco. Nell’Europa Centrale le persone più colte del 18° secolo scrivevano male in tedesco e bene in francese, non
bisogna dimenticarlo. E nel 19° secolo l’Europa era esposta al pericolo di “inglesizzarsi” del tutto, di venire totalmente compenetrata dal carattere inglese. Non c’è da meravigliarsi che
l’essenza dell’Europa Centrale sia così poco conosciuta, perché viene sommersa in continuazione da altri lati, anche culturalmente.
Riflettete su questo: la teoria dell’evoluzione elaborata da Goethe è un gradino
più in alto del darwinismo materialistico - come nella rotazione delle consonanti la Germania è un gradino più avanti rispetto al livello
gotico-inglese [il grassetto è mio - ndc]. Ma perfino in Germania il darwinismo materialistico è stato favorito
dalla fortuna, a scapito della teoria autenticamente tedesca, quella di Goethe. Non c’è quindi da meravigliarsi se l’essenza tedesca è mal compresa, e se non ci si da’ la pena di capirla
veramente, così come dev’essere capita se le si vuol rendere giustizia.
Come detto, le scienze sociali sono state fortemente influenzate dal modo di
pensare inglese. Ma ora è diventata necessaria un’autoconoscenza da parte delle varie culture, e quest’autoconoscenza è particolarmente urgente. Finché non si perviene ad una tale conoscenza di
sé non ci può essere salvezza. Per questa conoscenza Herbert Spencer o John Stuart Mill non bastano, ci vuole la scienza dello spirito, e la sensibilità per tutto ciò che con la scienza dello
spirito ci viene dato.
Pensate solo a come sia difficile, per esempio, giungere alla conoscenza di ciò che
sto per spiegarvi. Tuttavia sono aspetti basilari della vita, non è teoria astratta, è la base della vita.
Nell’anima c’è un certo rapporto tra la rappresentazione e la parola. Anche questo
è un fatto.
Mettiamo che nella struttura dell’anima la parola si trovi in questo settore. Ecco:
la parola nel settore di sotto, e il pensiero in quello di sopra (cfr. disegno A).
Nella cultura francese si ha la tendenza a premere il pensiero in basso, fino alla
parola (cfr. disegno B), cioè, a spingere, mentre si parla, il pensiero dentro il parlato.
Perciò in questo caso è così facile l’ebbrezza della parola, l’ebbrezza della
frase; intendo “frase” in senso positivo, non in quello di «frase fatta».
La cultura inglese ha l’altra caratteristica: spinge il pensiero al di sotto della
parola (cfr. disegno C), cosicché il pensiero attraversa la parola e cerca la realtà al di sotto di essa.
Il tedesco ha la particolarità di non scendere col pensiero fino alla parola. E
solo grazie a questo fatto sono stati possibili filosofi come Fichte, Schelling ed Hegel, che non ci sono in nessun’altro luogo al mondo: solo perché il tedesco non conduce il pensiero fino alla
parola, ma mantiene il pensiero nel pensiero (vedi disegno D).
Per questo motivo gli uomini possono
fraintendersi molto facilmente. Infatti un vero tradurre diviene sempre un surrogato. Non c’è alcuna possibilità di dire in francese o in inglese quello che ha detto Hegel. È del tutto escluso, si ottiene sempre un surrogato. Una certa
possibilità di intesa è data solo dal fatto che alcuni elementi base romanici sono ancora comuni [infatti il latino è come lingua molto più scientifico dell’italiano, dell’inglese, francese, ecc., in quanto, grazie alle declinazioni, non permette fraintendimenti di sorta; e
pertanto da questo punto di vista il latino è molto vicino al tedesco; ndc]. Infatti se si dice “association” (francese) oppure “association”
(inglese), ci si rifà al latino. Con elementi simili si costruiscono dei ponti. Ma ogni cultura di popolo ha la sua missione particolare, e
si può venirne a capo solo con il desiderio impellente di comprendersi.
L’etnìa slava butta il pensiero nell’interiorità e lo tiene lì, cosicché il
pensiero è del tutto lontano dalla parola, e levita come sganciato da essa (cfr. disegno E).
La coincidenza più forte tra pensiero e parola, cosicché per esempio il pensiero
sparisce di fronte alla parola, si ha nel francese. La più forte esperienza di sé da parte del pensiero la si ha nel tedesco. Perciò solo in tedesco ha senso quell’espressione creata da Hegel e
dagli hegeliani: “l’autocoscienza del pensiero”. Quello che per un non tedesco è un’astrazione, per il tedesco è l’esperienza più grandiosa che può
fare, se la comprende in un senso vivente.
Quello che il tedesco vuole è fondare il matrimonio tra lo spirito in sé e lo
spirito nel pensiero. In nessuna parte del mondo, in nessuna cultura questo può essere raggiunto, tranne che nella cultura tedesca. Non ha niente a che fare con un qualsiasi “Stato”. Ma questo
traguardo è minacciato per secoli se gli uomini rifiutano l’“idea della pace” che adesso è in giro per il mondo. Perché allora non sarà in pericolo solo uno Stato nazionale al centro
dell’Europa, ma anche l’essenza tedesca nel suo complesso. Quindi, per chi capisce la realtà, questi sono veramente giorni fatali.
Si può almeno sperare che le cose vengano giudicate in modo diverso dalla prima
volta, quando in certo modo è entrato in gioco il destino, ovvero forze del destino; quando si sarebbe dovuto riflettere, ma non lo si è fatto; nel momento in cui l’Austria di propria volontà si
era dichiarata disposta a dare all’Italia quello che l’avrebbe potuta aiutare a staccarsi dalle idee dell’irredentismo e del Grande Oriente. Nella periferia d’Europa non si è riflettuto per
niente su questo, il che significava allora non riflettere su ciò che le tre persone (Salandra, Sonnino e Tittoni) stavano facendo. Speriamo che adesso, comunque vadano le cose, il mondo sia più
disposto a prendere questa faccenda sul serio (Nota nel testo: nel 1915 l’Italia pose fine alla propria neutralità ed entrò in guerra a fianco dell’Intesa. Determinante fu il
trattato di Londra del 26 aprile 1915 con Inghilterra, Francia e Russia. L’Italia ottenne l’espansione territoriale fino al Brennero e sulla costa dell’Adriatico: quindi il Trentino, l’Alto
Adige, la Dalmazia e l’Istria. “Tuttavia alla piena realizzazione delle pretese nell’Adriatico si oppose con forza la Russia, in quanto potenza protettrice degli interessi serbi e degli slavi del
sud” (Michael Seidlmayer, “Geschichte Italiens”, 1989, p.453). Prima della rottura da parte italiana della Triplice Alleanza, l’Austria-Ungheria
aveva tentato invano di venire incontro all’Italia con concessioni territoriali. Il movimento dell’irredentismo aveva per scopo la riconquista di territori italiani secondo criteri geografici e
storici).
Ma l’elemento tedesco ha già il suo
determinato compito proprio grazie alla posizione particolare del pensiero. Sarà impossibile, senza il contributo di questo pensiero che vive in se stesso, che possa compiersi quell’evoluzione
spirituale che ha da compiersi. [Siamo dunque ben lontani qui
dall’affermare così superficialmente che “La Germania avrebbe il compito di comprendere gli altri ed aiutarli”. Non è per niente
vero questo compito, perché tutti hanno il compito di comprendere tutti. Il compito della Germania è casomai quello di lasciare che tutti apprendano attraverso le caratteristiche proprie al suo
pensare a non fare del pensare il mero materialismo che oggi compenetra tutto (e questo va detto anche all’attuale Germania, che fino a prova contraria sta dimostrando monetaristicamente di non
rispettare la peculiarità essenziale del proprio pensare)! - ndc]. Le cose vanno considerate così come sono.
Nella cultura inglese si rende in certo modo necessario che ciò che è spirito si
materializzi. Con ciò non si vuol dire niente contro la cultura inglese, si descrive unicamente un dato di fatto. All’interno della cultura inglese ciò che è spirituale deve in un certo senso
materializzarsi. Perciò le masse comprenderanno di più ciò che proviene esclusivamente dalla cultura popolare, e non dall’essenza umana in generale - ovvero qualcosa di medianico o di simile, o
di tramandato da tempi remoti.
L’origine di queste cose si trova sempre nell’antichità: gli antichi Rosacroce, gli
antichi indiani e così via. Questo elemento deve sempre venire sacralizzato in qualche modo, come la lingua stessa, che è rimasta ferma al livello del gotico - e “rimasta ferma” non è in nessun
caso un giudizio morale, o che implichi simpatia o antipatia: vuol solo indicare un diverso punto su una scala. Con ciò non intendo nient’altro che una sistematizzazione, non certo un essere
indietro nell’evoluzione o cose del genere.
Prendiamo le cose come sono
veramente. [Dunque non è per nulla vero nemmeno che l’inglese sia
qualcuno nel senso autorevole del termine ma casomai solo in senso autoritario, cioè di dominatore e signore; il signoraggio bancario è
la creatura di tale autoritarismo, che in quanto tale non ha nulla a che fare con l’essere qualcuno in senso realmente realizzativo di un soggetto; pertanto finché non ci si curerà di
affermare le cose come sono veramente quei sedicenti antroposofi continueranno a fare più confusione
che altro! – ndc]. Ovviamente oggi
ogni popolo può comprendere tutto, ma è pur vero che se in Inghilterra vive uno spiritualismo fecondo, una scienza dell’occulto nel senso migliore della parola, esso proviene dall’Europa
Centrale, è stato importato dal luogo d’origine - oppure è stato preso altrove. E poiché là c’è un’intellettualità particolarmente sviluppata, lo si può anche sistematizzare e organizzare. Uno
spirito come Jakob Böhme, per esempio, era impensabile in Francia. Ma Jakob Böhme, dopo essere sbocciato in tutto e per tutto dal pensiero spirituale dell’Europa Centrale, ha avuto un grande seguito grazie a Saint Martin, il
cosiddetto “philosophe inconnu”,il filosofo ignoto, che era un suo seguace.
Queste cose agiscono congiuntamente. È una materia in cui non si può giudicare
secondo sentimenti nazionalistici, ma solo in base a ciò che si presenta all’umanità intera. E nel momento in cui si pensa che il karma sia una cosa seria, che è il karma che ci lega - nel modo
che ho descritto ieri - al popolo di cui facciamo parte, si troverà l’atteggiamento giusto, se si considererà la questione dal punto di vista del karma e non delle passioni.
Immagino che un giorno persino un popolo così esclusivamente passionale in tutte
le questioni nazionali, come sono i francesi, potrebbe imparare a concepire il pensiero dell’appartenenza a una tradizione culturale dal punto di vista del karma. E posso perfino immaginare che,
vista la grande predisposizione del popolo inglese alla spiritualità, proprio in Inghilterra si potrebbe arrivare, grazie ad una determinata scienza spirituale, ad accorgersi che ci sono anche altri popoli che meritano un
trattamento più equo, cosa per la quale, adesso, non si ha la benché minima comprensione.
Questo non è nemmeno lontanamente un rimprovero, ma suona paradossale, perché
quando parliamo diciamo cose che noi stessi comprendiamo, ma che ad altri possono apparire curiose. Solo gli americani, con quel che dicono, le soverchiano: là il paradosso è naturalmente ancora
più forte. Ovviamente il paradosso lo avverte soltanto chi non condivide la loro posizione - questa totale mancanza di consapevolezza che anche l’altro ha il diritto di svilupparsi secondo la
propria natura.
Poiché la cultura inglese ha una grande predisposizione alla spiritualità, può
essere raggiunta da alcune cose che entrano proprio da quella porta, soprattutto se consideriamo che in essa è presente la più grande attitudine per il pensare puramente logico, il che vuol dire
spirituale, e allo stesso tempo per la sistematizzazione. Non esiste da nessuna parte un talento naturale per l’organizzazione come quello che si
trova negli scritti di Herbert Spencer.
Il popolo inglese ha, riguardo a tutto ciò che è scientifico, il più grande
talento organizzativo. Perciò sistematizza con la massima capacità anche tutti gli affari del mondo. E solo chi ama il luogo comune, e non la verità,
parla dello speciale talento per l’organizzazione che hanno i tedeschi, nonostante proprio questo talento sia assente dalla vera natura del popolo tedesco.
Non dimentichiamo che certi frutti, portati negli ultimi tempi proprio dalla
cultura tedesca, sono venuti fuori sotto la pressione dell’accerchiamento territoriale e culturale tra est ed ovest. Alcuni caratteri di popolo, prodotti nel corso del l9° secolo, si sono andati
delineando in maniera più precisa di quanto non lo fossero presso quei popoli a cui appartengono originariamente.
Ma questo è un fatto che si può ben comprendere, miei cari amici. L’autoconoscenza
non si è affermata dappertutto, e siccome i tedeschi hanno una grande capacità di assimilazione e, in certi campi, sanno accogliere e assorbire così tanto, soprattutto i popoli dell’Europa
occidentale - certo non il popolo russo - hanno occasione di vedere molto di ciò che essi stessi sono, per il fatto che è stato assimilato dai tedeschi.
Naturalmente quando la si ha, si trova una cosa sempre molto bella, è
comprensibile. Ma solo quando ci viene incontro in un’altra persona, ci salta agli occhi. Non si ha la minima idea di quante siano le cose, condannate dall’occidente, che sono solo il riverbero
di quanto è stato immesso nell’Europa Centrale a partire dall’occidente stesso. Non si ha la più pallida idea del segreto che si nasconde in questo.
In particolare è molto strano, appena si guarda la cosa obiettivamente, che per
esempio certi francesi non siano affatto in grado di ritrovare in sé le cose che condannano così duramente, quando esse si presentano in un altro popolo che le ha assorbite sotto il loro
influsso. Forse non è neanche tanto bello riscontrarle imitate da qualcun altro.
Ma se l’umanità deve veramente andare avanti, il pensiero dell’Europa Centrale
deve dare il suo contributo. Ne ho parlato in modo approfondito nel mio ultimo scritto “L’enigma dell’uomo” (“Vom Menschenrätsel”, 1916, GA 20). Questo
contributo è necessario, non può venire spento, non può venir brutalmente annientato.
Attualmente l’umanità ha di fronte a sé questioni molto precise da risolvere […]”
(Rudolf Steiner, “Riscatto dai poteri. L’enigma dell’Europa Centrale tra Est e Ovest, Ed. Archiati).