Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna... C’era la
Luna! la Luna! (L. Pirandello)
Dove si trova il tuo nome, o Parsifal?
Quando ritornasti, guarito dai tuoi errori, e ritrovasti la via al santo Graal, ti fu annunziato che il tuo
nome sarebbe apparso luminoso sulla sacra coppa.
Ma dov’e la coppa… dove posso trovarla? Sulla luna?
E Ciaula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che
sentiva nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non
aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore...
Era la luna dunque, a contenere l’ostia, il disco con la scritta “Parsifal”...
Sì, la sacra coppa, il “lapsit exillis”! Quel calice era la luna...
O luna! O “Gànganda greida”, viatico ambulante (1) sei dunque tu.... semplicemente tu che appari a Ciaula...
e a me...
E quando tu, o Parsifal, ti allontanasti la prima volta dal castello, senza aver domandato il senso dei
misteri ai quali aveva assistito, e nella foresta trovasti quella giovane donna piangente che teneva sulle ginocchia lo “sposo” morto, tu eri come me... che scappavo via da casa mia... alto il
naso nell’aria... con quattro bestemmie... le poesie di Pavese e le cassette di James Taylor... il mio viatico...
O Parsifal, oggi che so molte cose di te e della tua fama, ti prego dammi un segno che mi dica la giustezza
della spada e del combattere...
Fosti partorito fra grandi dolori e visioni di sogno dopo che tuo padre era partito per terre lontane.
Herzeleide, tua madre voleva tenerti lontano da cavalieri e cavalli, affinché arti e virtù cavalleresche non
ti strappassero un giorno a lei. Non voleva che tu un giorno fossi esposto ai pericoli che dovette poi affrontare tuo padre. E ti educava in modo da tenerti lontano da ciò che d’altronde era in
te, viveva in te, che guardavi con stupore il mondo. Da lei e dalla bellezza sua e del mondo imparavi che Dio c’era! Dio c’è! E sviluppavi anche la tendenza a servirlo. Ma di quel Dio niente
sapevi… E quando un giorno incontrasti i cavalieri, credesti che Dio fossero loro Dio… E ti inginocchiasti...
Poi le dicesti di averli visti, e di voler essere come loro, diventare come loro.
E lei sorrise.
Ti lasciò andare mentre dentro un po’ moriva...
Molte furono le tue imprese, e lei morì di crepacuore per la scomparsa del figlio che non si era nemmeno
accomiatato da lei, quando partì a cercar ventura.
Dopo molte peregrinazioni giungesti al castello del Graal, dal re pescatore, un vecchio
costretto a star disteso sopra un giaciglio per lo stato di debolezza in cui si trovava. Fu lui a darti la spada ed ecco nella sala apparire uno scudiero armato di una lancia sanguinante: il
sangue scorreva fin giù sulla sua mano. E intanto si avvicinava a te una vergine che portava il santo Graal, una specie di coppa, una scodella.
Dal contenuto suo nasceva un tale fulgore che oscurava tutti i lumi della sala, come il Sole e la Luna
offuscano il lume delle stelle.
Il santo Graal conteneva ciò di cui si nutriva il vecchissimo padre del re pescatore, che stava in una camera
contigua e che non si nutriva come voi di cibo terreno.
Ma ogni volta che veniva offerta un’altra portata, il santo Graal passava nuovamente per la sala e veniva
portato a lui, al vegliardo che si nutriva solo del suo contenuto. Eri stato accompagnato lì da Gurnemanz, che ti aveva detto di non far troppe domande. Perciò non avevi chiesto perché la lancia
sanguinasse, né che cosa significasse la coppa del Graal, di cui neanche sapevi il nome.
Ospite per la notte nel castello, proprio in quella sala in cui tutto si era svolto, ti ripromettesti di
chiedere spiegazioni il mattino seguente, ma trovasti il castello deserto: non c’era era più nessuno.
Allora ti rivestisti e trovasti il tuo cavallo sellato nel cortile. Credendo che la compagnia fosse uscita
per la caccia, la cercasti per sapere del mitico Graal… del miracolo del Graal. Ma appena oltrepassato a cavallo il ponte levatoio, questo scattò in alto con tale rapidità che il cavallo dovette
fare un salto per non cadere nel fosso.
Non incontrasti nessuno della compagnia presente nel castello la sera prima. Così proseguisti la tua
cavalcata e fu allora che nel bosco ti trovasti di fronte a quella giovane donna in lutto per lo sposo defunto che le giaceva in grembo.
“Non chiedendo spiegazioni, non hai potuto sperimentare gli effetti della conoscenza dei grandi misteri
visti... - ti disse - Avresti dovuto domandare...”
Il Venerdì Santo giungesti presso un eremita di nome Trevrizent e ricevesti altri insegnamenti.
“Rifletti sul mistero del Golgota! - ti disse il vecchio - Volgi lo sguardo al Cristo crocifisso che dice a Giovanni: ‘Ecco la madre tua!’ e a Giovanni che non la lasciò più. Tu invece hai abbandonato tua madre Herzeleide, ed essa ne è morta di
dolore”.
Tu non capivi quelle parole di pareggio karmico, così ripartivi nuovamente alla ricerca del santo
Graal.
Poco prima che morisse il vecchio Amfortas, il re-pescatore, tu arrivavi, e fu allora che tutti i cavalieri
del Graal ti accolsero dicendoti: “Il tuo nome risplende sul Graal! Ora sei tu il re del Graal , perché il tuo nome è apparso splendente sulla sacra coppa!”
E il tuo nome, o Parsifal, ancora compare sulla sacra coppa d’oro contenente l’ostia... misterioso nutrimento
spirituale.
La riflessione ti portò al Sapere, lo stesso sapere che oggi è in me e in chi come Ciaula sa ancora
meravigliarsi ed apprendere dalla coppa lunare e dal cielo il ciclico ritorno della luce nella struttura del tempo...
Prima del mistero del Golgota, si succedettero ben altri tre periodi postatlantici di civiltà.
Ora, dopo il compimento del mistero del Golgota, essi riemergono, compenetrati di luce nuova, quella
dell’io.
Il terzo di essi riappare nel nostro attuale, che è il quinto,
il secondo riapparirà nel sesto,
e il primo di quei periodi, quello dei santi risci indiani, riemergerà durante il futuro settimo
periodo:
Le cose stanno ancora così, o Parsifal, e il ritorno di quei periodi è testimoniato oggi. Infatti, cos’altro
è l’astrologia odierna se non la reviviscenza dell’astrologia del terzo periodo postatlantico, ma permeata dall’impulso del Cristo? Certamente in modo diverso da come allora, nel “mattino dei
maghi”, si osservavano gli astri, oggi, nel “meriggio dei maghi”, indaghiamo nuovamente le stelle, e la scrittura stellare ritorna ad essere qualcosa di significativo per noi, piccoli e grandi,
umili e potenti. La relazione tra il potere politico e i vari filoni della cultura esoterica accompagnò sempre la nostra storia con una continuità che iniziò a scomparire solo con la rivoluzione
scientifica del XVII secolo, grazie alla quale si sviluppò lo Stato moderno. Oggi però, che la democrazia rappresentativa è mera apparenza di fatto compiuto, ne scorgiamo anche tutta la
debolezza, non solo attraverso fenomeni come la caduta verticale della partecipazione al voto o la concentrazione dei poteri forti, che trasformano la democrazia in oligarchia o in una
“repubblica dei custodi”... ma anche perché fra le caratteristiche del nostro tempo predomina un pensiero malato.
Dappertutto il nostro punto di vista dominante è quello economico: noi pensiamo in termini di denaro, e la
tecnologia è presentata come la soluzione universale: alla parola “dolore” si risponde con un’aspirina.
Le ideologie si imposero: da un lato costruirono gulag in nome dell’emancipazione dei popoli, dall’altro
“lager” in nome della libertà degli individui. Trionfavano sospetto e delazione, mentre Marx smascherava lo sfruttamento insito nella produzione, Freud l’oscuro della sessualità sotto la luce
della coscienza; Nietzsche il risentimento nel cuore stesso della morale. Si affermava la “scienza”, mentre l’arte si negava, la religione si secolarizzava, e la filosofia contemplava il suo
ombelico. In questo clima la bomba atomica restava la possibilità suprema.
E proprio in questo tempo, caratterizzato schizofrenicamente dall’uniformazione degli stili di vita e di
consumi, e contemporaneamente dalla volontà di affermare ad ogni costo la propria particolarità, il cielo del celato, l’esoterismo resiste, non contrapponendosi necessariamente alle istituzioni
ma proponendo un’altra visione: di fronte al “regno della quantità”, e ponendo i principi metafisici del numero, della concezione quantitativa del linguaggio, il linguaggio del cielo...
L’esoterismo esistette ed esiste anche nell’ex URSS, i cui paesi subirono una dominazione politica
caratterizzata dalla dittatura di un partito, dalla collettivizzazione, e dall’educazione marxista-leninista. In passato quei paesi avevano sviluppato una ricchissima spiritualità: sciamani
ungheresi, Folli di Cristo russi, bogomili bulgari, sofianisti (come Soloviev o Bulgakov)... Fra i musulmani è sopravvissuta qualche confraternita sufica. Lo sciamanesimo resiste in Siberia.
Nella letteratura clandestina, ad esempio in Tarkovski, sopravvivono temi esoterici. Il “Dizionario filosofico” delle edizioni del Progresso dell’URSS si lascia sfuggire questa osservazione:
“Attualmente in molti paesi capitalisti esistono associazioni di occultisti e sono pubblicate molte opere di argomento occultistico” (ed. 1985, p. 359).
Negli USA è sviluppato il fenomeno delle sette ma poco quello delle organizzazioni iniziatiche. Nel 1801 a
Charleston si fondava e si accettava il Rito scozzese antico. La Società teosofica era fondata nel 1875 proprio negli USA, e nel 1909 Max Heindel fondava la Rosicrucian Fellowship, mentre H.
Spencer Lewis l’A.M.O.R.C.
L’esoterismo del XX secolo si richiama soprattutto al sacro Graal e a te, dunque, o Parsifal.
Il pensiero della riemergente scrittura stellare, e quello del tuo segreto, continua così il suo corso non
come antica cultura, bensì come cristico impulso che la rapporta a noi trovando armonia e rispondendo non solo a bisogni individuali, ma anche ad esigenze collettive...
Chrestien de Troyes così ti descrive o Parsifal, al tuo ritorno verso il castello del Graal, durante il tuo
contatto con con l’eremita Trevrizent:
“Parsifal sprona il destriero a percorrer quel
sentiero.
Per le colpe che ha commesso pentimento prova
adesso
e grandissimo dolore grava a fondo sul suo
cuore.
L’anima contrita e mesta, penetra nella
foresta,
finché giunge a una cappella e ecco alfin scende di
sella.
Posa a terra l’armatura, entra in quella cella
oscura.
Lì, da pena conturbato prono a terra
inginocchiato,
or davanti a un vecchio pio piange e si confessa a
Dio.
“O tu, assolvi il mio peccato, e ch’io venga
consolato!
Per cinque anni, sai ho vagato ed il male ho
seguitato
senza fede, pazzo e stolto, sol da tenebra
sconvolto!”
Gli risponde il vecchio pio: “Io per te pregherò
Iddio
che si curi di tua sorte, che ti salvi dalla
morte!
Ma suvvia dimmi tu presto, perché hai fatto tutto
questo?”
“Senti, io dal Re Pescatore vidi il Graal, vaso
d’amore.
Lancia io vidi anche passare e di sangue
gocciolare.
Tuttavia né domandai di quel sangue il senso
mai,
né di apprender fui curioso di quel Graal sì
misterioso!
Fu da allora la mia sorte ben più dura della
morte:
dalla grazia del Signore sempre escluso fu il mio
cuore!”
“Ma qual nome hai?” chiede l’uomo. Dice: “Io Parsifal mi
nomo...”
Noto è il nome all’eremita che sospira e il vero
addita:
“E’ il tuo fallo, a te celato, che al dolore ti ha
sposato”.
So che tu, dopo quei discorsi, cavalcasti e ancora cavalchi verso il Graal di giorno e notte...
Tutto dedito alla contemplazione della natura durante il giorno, e delle stelle durante la notte, come te
anche io sono...
...e la scrittura celeste parla al mio profondo, rivelandosi preannuncio di quanto dissero già a te i
cavalieri incontrandoti al castello: “Il tuo nome risplende sul santo Graal”, a te che ancora non capivi quello che appariva negli astri e che perciò restava inconscio.
Per questo motivo Eschenbach, a proposito del “gànganda greida” e della giovane che teneva sulle ginocchia il
suo sposo morto, scrisse che “una certa cosa si chiama il Graal” parlando dell’astrologo spagnolo Flegetanis: “Fu un pagano, Flegetanis, stimato per le sue arti rare, che per primo scrisse del Graal”(2) e in base alle indicazioni di Flegetanis, nel quale
riviveva l’antica conoscenza della scrittura stellare, vide “la cosa chiamata il Graal”.
Lui almeno aveva visto il GraaI.
Il Graal, col tuo nome scritto sopra, o Parsifal, va cercato allora nel cielo.
Nella scrittura stellare è rintracciabile l’aurea coppa splendente nella sua realtà.
La soluzione dell’enigma del Graal è dunque questa: la coppa è là, dove si esprime nel suo simbolo
stellare... nella scrittura degli astri... che ognuno può vedere senza che si sveli subito il segreto nascosto nel fenomeno.
E tu o lettore di queste cose, un giorno che la osserverai, ti si rivelerà la sottile falce dorata della
Luna, con al suo interno l’immagine appena percepibile del disco lunare oscuro.
Scorgerai la falce lunare dorata contenente la grande ostia! Solo quella è autentica, o novello cercatore: il
disco oscuro del “gànganda greida”, il viatico ambulante... la parte della luna che non si vede se la si osserva superficialmente, ma che risulta visibile a un’osservazione più attenta. Scorgerai
allora il disco oscuro, e sulla falce lunare leggerai, in mirabili lettere della scrittura occulta, il nome Parsifal!
Nella giusta luce, quella scrittura rivela al mio cuore e alla mia mente, se non proprio tutto, almeno una
parte del tuo segreto, o Parsifal… del mistero del santo Graal.
Nel 1607 a parlare così dei rivolgimenti avvenuti nel mondo spirituale fu proprio Keplero, l’uomo senza il quale non esisterebbe la moderna astronomia, né la fisica d’oggi.
A coloro che ancora oggi si considerano materialisti convinti, o a tutti quanti vedono ancora in
Keplero un loro idolo, bisognerebbe consigliare la lettura di questi passi (vedi sotto “Così parlava Keplero”). In essi infatti, anche se dobbiamo a Keplero le massime leggi dell’astronomia moderna, egli esprimeva in fondo ciò che a poco a poco venne emergendo dal
quinto periodo di civiltà postatlantico per inserirsi nell’evoluzione della Terra.
Non dovremmo gradualmente riabituarci dunque, o Parsifal, a riconoscere un po’ gli effetti immateriali legati
agli astri, tanto più oggi in quanto maggiormente compenetrati da quel nuovo impulso?
Nel tempo tuo, in cui tu entrasti, ancora ignorante e impreparato, nel castello del Graal a domandare ciò che
dovevi domandare, quando vedesti Amfortas ferito giacere fra i dolori, dolori che al tuo ingresso si esacerbarono terribilmente, in quel momento dell’anno era un Venerdì Santo, ed era il tempo in
cui Saturno e il Sole si trovavano entrambi in culminazione nel segno del Cancro.
Queste cose so dalla leggenda, cioè secondo la tradizione accolta dall’Eschenbach.
E in che modo o Parsifal giungesti gradualmente alla Conoscenza?
Non potevi ancora sapere che mentre in superficie si manifestavano le diatribe teologiche da cui scaturiva il
cattolicesimo tradizionale che negava e nega il celato del cielo che prega il Vaticano, popolo di smemorati dimentichi di sé in quanto Vati, aruspici di vaticini, in profondità l’onda vera del
Cristo scaturiva quasi come uno tsunami proveniente dal centro del pianeta... ed, anzi, proprio da questa tua ignoranza, rimanevi protetto proprio da ogni superficialità sul Cristo, mentre ne
apprendevi invece il senso da fonti che attingevano solo alle profondità della tua attività interiore: prima, dalla donna addolorata per lo sposo ucciso, che giaceva sul suo grembo, quando
abbandonasti ignaro il castello del Graal, poi dall’eremita unito a forze mistiche, e a quella del Graal.
E quando quel Venerdì arrivasti da lui, quella potenza, la forza del Graal già operava in te, anche se tu non
lo sapevi ancora…
Uomo ignorante di tutto ciò che stava avvenendo alla sua normale coscienza di veglia, portato a contatto di
fonti subcoscienti che andavano emergendo in quel tempo conclusivo del medioevo, e che a quelle sorgenti doveva peraltro attingere: questo tu eri o Parsifal, cuore innocente e incontaminato da
tutto quanto il mondo esterno porta di solito all’uomo, tu accoglievi in piena innocenza e con le tue più alte, pure e nobili forze dell’interiorità, il mistero del Graal.
Così incontravi Amfortas, un uomo non pienamente capace di tanto, non all’altezza di quelle forze capaci di
sperimentare pienamente quel mistero, tanto che, sebbene chiamato a fungere da custode del Graal, era caduto preda degli impulsi inferiori dell’anima umana, per lussuria e per gelosia aveva
infatti ucciso il suo avversario.... forze della natura dunque ma anche forze di grande profondità.
Si trattava, sì, di forze elementari naturali, ma non consuetudinarie per il quotidiano di allora, in quanto
erano ancora in connessione coi mondi spirituali del terzo periodo postatlantico: ciò che pulsava attraverso gli elementi, nel sangue e nel sistema nervoso umano, s’innalzava, accogliendo i
segreti.
Così si percepiva ancora il sacro... e ciò era ben lontano dall’odierno ascetismo new age... Era ancora la
capacità di percezione dei sacri misteri, così come questi erano accolti nel quarto e perfino nel terzo periodo di civiltà postatlantico, con quelle stesse forze che dominavano e dominano di
solito l’uomo sulla Terra.
Ora però si è giunti al quinto periodo, il tempo in cui i sacri misteri incominciano a rivelarsi solo alle
pure forze innocenti dell’interiorità. Così è l’oggi, nostro periodo di civiltà.
Se oggi l’uomo trova la capacità di sollevarsi da quanto lo costringe al suo compito terreno può ancora
risollevarsi. Deve però innalzarsi e lasciare l’astrologia antica. Ciò che era lecito operasse in lui nel tempo dell’astrologia antica ora non ha più senso.
Oggi egli deve pretendere di più da se stesso, e sollevarsi più in alto, per trovare in modo nuovo la via
verso gli antichi segreti. E deve fare ciò con le forze innocenti della sua interiorità, liberata da tutto il terrestre.
L’antichità ebraica aveva severamente indicato la nuova direttiva: le forze sibilline, legittime
nell’astrologia, devono essere abbandonate!
Attenetevi a JHWH, Dio terrestre! Da tale atteggiamento era scaturita avversione contro qualsiasi rivelazione
dall’alto, un timore di quanto si manifestava dai cieli, e contemporaneamente un’apertura rispetto alle rivelazioni dal basso. Nelle antiche forze sibilline si scorgeva l’illecito elemento
luciferico proveniente dall’alto, e questo stato di cose aveva dovuto affermarsi per un certo tempo sulla Terra, e cioè fino all’incarnazione del Cristo in Gesù di Nazaret. Allora ciò che
proveniva dall’alto si cristianizzò. Le forze delle costellazioni erano compenetrate dalle forze del Cristo, e di nuovo si poteva guardare verso l’alto, perché qualcosa di diverso era scaturito
dall’unione del Signore della Terra con la Madre lunare. Il Cristo era infatti divenuto il Signore della Terra, lo spirito della Terra… E si era effuso nell’aura della Terra.
Se alle missioni mondane che si svolgevano alla corte di re Artù ci si poteva ancora accostare con le forze
della Terra, alle nuove missioni, quelle del Graal, ciò non era più possibile. E chi non ne avesse tenuto conto e si fosse avvicinato ai segreti del Graal nel vecchio modo, doveva essere colpito
da dolori. Così fu per Amfortas.
Invece per te, o Parsifal, poiché non avevi nulla in te di ciò che provocava diatribe teologiche esteriori, e
poiché per il tuo karma potevi essere accolto dal Cristo, rapito insomma da quelle forze del “tempo di Saturno”, allorché Saturno e il Sole si trovano nel Cancro, per te fu diverso. E arrivando
lì, tu portavi nel tuo profondo, assieme alla forza di Saturno, l’impulso del Cristo. Perciò la ferita di Amfortas doleva come mai prima.
Si annunciava così il tempo nuovo.
La tua interiorità era in rapporto con gli impulsi storici del profondo, compenetrati di impulsi cristiani, e
dall’aura stessa del Cristo, anche quando tu non ne eri ancora cosciente. E ciò che in passato aveva guidato la storia dell’umanità dalle profondità del subcosciente doveva ora emergere a poco a
poco. Perciò dovevi apprendere a poco a poco ciò che non può essere compreso se non con tali forze pure dell’interiorità, e che non sarà neppure mai più compreso mediante sapere tradizionale o
erudizione.
Con quelle forze innocenti però lo si poteva e lo si può ancora scorgere.
Nel corso dei tempi è venuto manifestandosi, diventando cosa quotidiana... celeste Graal che esprime il tuo
nome... reale rinnovamento, trasformazione aggiornata di ciò per cui a suo tempo aveva lottato l’antichità ebraica.
Davanti all’immagine della madre pensata verginale - in quanto umanità rigeneratrice dell’io non da carne e
sangue - col Cristo sul suo grembo, sempre si darà il sentimento santo e la capacità di percezione del Graal.
Tutti gli dèi sono offuscati dalla sacra coppa, dalla Madre lunare ormai toccata dal Cristo, dalla nuova Eva,
portatrice del Cristo, dello spirito solare.
Cos’era il Graal... cos’è, ma più ancora com’era... e come
ancora oggi è...
E mentre ti allontanavi a cavallo dal castello del Graal e ti appariva la sposa con lo sposo morto, eri
congiunto con inconsce forze solari... nel tempo di Pasqua... E l’eremita ti istruiva, quando l’immagine del Graal appariva nel cielo in scrittura stellare.
E ancora appare... a Ciaula ... mentre cavalchi ancora giorno e notte, contemplando di giorno la natura e di
notte molto spesso il segno celeste del santo Graal, quella falce dorata contenente l’ostia, spirito solare...
Così veniamo preparati a comprenderne il segreto dalla consonanza di due icone: da un lato la madre verginale
col figlio-sposo e dall’altro il segno di quella scrittura stellare.
Come allora in te l’impulso del Cristo compenetrando i destini della Terra cooperava con la scrittura
stellare destinata a rinnovarsi, così è oggi per noi: tutto ciò ch’è compenetrato dal Cristo è affine alle forze stellari...
Per il fatto di essere arrivato in quel “tempo di Saturno”, rendesti più brucianti le ferite di Amfortas, che
si trovava vicino al Graal nel modo sbagliato, esattamente come il prete d’oggi…
Cos’era il Graal... cos’è, ma più ancora com’era... e come
ancora oggi è... perché quello che più importa non è più esprimere queste cose con queste o
con quelle parole, con questa o con quella esegesi, con questa o con quella dottrina...
Ora è finito il tempo...
Al Graal ora non si può più arrivare con parole, ideologie, confessioni, partiti politici, o con raccolta di
firme.
Solo se tutto ciò saprai trasformare in sentimento, solo se riesci a sentire che nel Graal sta esaustivamente
il sacro, e che Eva, madre terrena e antica Luna, è quel sacro che oggi riappare rinnovato nella madre verginale del Signore e dello stesso dio JHWH nel Cristo, nuovo Signore della Terra, nella
cui aura si effonde... sentirai confluire tutto ciò che, simbolizzato nella scrittura stellare, agisce dagli astri, nell’evoluzione terrestre dell’umanità...
Solo considerando tutto questo e sentendovi espressa l’armonia fra la storia umana e la scrittura stellare,
riuscirai, o cercatore d’oro, a comprendere il mistero che vuole ancora esprimersi nelle parole confidate a Parsifal e che riecheggiano nella leggenda: ogni volta che muore un re del Graal, un
custode veramente eletto del Graal, sul santo Graal appare il nome del suo degno successore. Là lo si deve leggere.
Così veniamo esortati a imparare nuovamente a leggere la scrittura delle stelle in forma nuova.
Devo sforzarmi di diventare degno di reimparare a leggere la rinnovata scrittura stellare.
Cerco pertanto di apprenderne la lettura nella forma in cui ora mi è offerta, perché in fondo l’insegnamento
dell’evoluzione umana, attraverso i cosiddetti cicli di Saturno, Sole, Luna, Terra, fino a Vulcano, tutto questo non è altro che un leggere la scrittura stellare.
Devo però imparare in quali connessioni occorre decifrare oggi, quinta epoca, tale scrittura.
Diventiamone degni!
Non a caso infatti ci viene raccontato che il Graal è stato allontanato per un certo tempo dalla sua sede, e
che per qualche tempo non fu più esteriormente percepibile.
Nuova ricerca del Graal è la sapienza che cerchiamo oggi in un linguaggio sempre più cosciente che ci riveli
di nuovo il rapporto fra il terrestre e il celeste, senza dover ricorrere alle antiche tradizioni, e neanche alla tradizione antroposofica.
Osserva come Parsifal giunge al mistero del Graal e avrai la
prospettiva del futuro.
Certo, quei segreti tornarono a rimanere nascosti, perché il popolo bue, cioè l’animale sociale, sempre più
animale e sempre meno sociale, doveva prima ricercare il legame fra la terra e le potenze cosmiche nel campo più esteriore e superficiale, nel campo della scienza limitata agli aspetti più
esterni delle cose. E ciò per divenire meno bue e più popolo.
Keplero scoprì leggi celesti meccanico-matematiche, ma ciò che vi aveva aggiunto compenetrato dell’impulso del Cristo, dovette
cadere nuovamente nell’inconscio del popolo bue.
Chi può parlare oggi della triarticolazione dell’organismo sociale, comunicando quello che sa dell’evoluzione
terrestre e dei suoi rapporti col cosmo, deve dire anzitutto grazie a Keplero.
Così parlava Keplero:
“Come ad esempio nell’universo esistono tre
cose immobili: il Sole, le stelle fisse e l’elemento intermedio, mentre tutto il resto si muove; così avviene nell’unico Dio: Padre, Figlio e Spirito. Anche la sfera rappresenta la Trinità: il
Padre è il centro, il Figlio la superficie, lo Spirito l’equidistanza del centro dalla superficie, cioè il raggio; e così pure per altri misteri. Senza spiriti e anime non vi sarebbe armonia in
nessun luogo. Nelle anime umane si trovano predisposizioni armoniche delle specie più diverse. La Terra intera è animata, e in tal modo si genera la grande armonia, tanto sulla Terra, quanto fra
essa e gli astri. L’anima della Terra agisce in tutto il corpo terrestre, pur avendo la sua sede in una determinata parte di esso, come l’anima umana nel cuore; e da quella sede, come da un punto
focale o da una sorgente, si dipartono i suoi effetti sull’oceano e sull’atmosfera terrestre. Da ciò la simpatia fra la Terra e gli astri, da ciò gli eventi naturali periodici. Che la Terra
possieda veramente un’anima è dimostrato nel modo più chiaro dall’osservazione dei fatti meteorologici e delle situazioni che li determinano. In certe condizioni e situazioni astronomiche l’aria
diventa sempre agitata; se quelle non si verificano, o in misura lieve o passeggiera, l’aria rimane tranquilla.
Questi e innumerevoli altri fenomeni che si
verificano nella e sulla Terra, sono talmente regolari e misurati, da non poter essere attribuiti a una causa cieca; e poiché i pianeti stessi nulla sanno degli angoli che i loro raggi formano
sulla Terra, la Terra deve avere un’anima. La Terra è un essere animato. Si potranno constatare in essa tutte le cose che sono analoghe alle parti di un corpo animale. Le piante e gli alberi sono
il suo pelo, i metalli le sue vene, l’acqua marina la sua bevanda. La Terra ha una forza formativa, ha una specie di immaginazione, ha un moto, ha certe malattie, e le maree corrispondono alla
respirazione degli animali. L’anima della Terra sembra essere una specie di fiamma: da ciò deriva il calore sotterraneo e alla stessa causa si deve il fatto che non vi è riproduzione senza
calore. Una certa immagine dello zodiaco e di tutto il firmamento è stata impressa da Dio nell’anima della Terra”.
Quest’immagine dello zodiaco fu impressa nell’anima della Terra, nella sua aura...
E poco a poco conquisteremo l’altra parte della concezione kepleriana del mondo: quella che dovette rimanere
per un certo tempo nelle profondità incoscienti del popolo bue, ma che mostra chiaramente che la cosmologia che oggi siamo in grado di delineare rappresenta un compimento, un avverarsi.
Il monito che ci perviene dal santo Graal è: ricercate nella
profondità del popolo... la gente è mite… il bue è mite... il popolo è buono... ricercate la sapienza che si nasconde nella sua antropologia... ricercate l’antroposofia e continuate a
cercare...
Guardiamo la nostra “vecchia Europa”, occidente dei tempi antichi, guardiamo ai tempi pre e post atlantici,
osservando i ricordi che dell’Atlantide emersero nei tempi postatlantici: scopriremo che nella civiltà greca, nel culto di Apollo, vi è un’ultima eco di quell’antichissimo evento, quando fu
compenetrato dal Cristo nei mondi superiori il futuro Gesù natanico, l’essere che più tardi discenderà per compiere il mistero del Golgota, il Gesù natanico compenetrato dal Cristo.
Se osserviamo quegli eventi possiamo chiederci da dove provenne il Cristo.
Quale fu il suo cammino, per discendere dall’alto e diventare il Signore della Terra?
Venne dall’occidente verso l’oriente, e poi di nuovo si mosse da oriente verso occidente e discese nel suo
involucro esteriore dalla sfera delle gerarchie superiori. Gli esseri stessi delle gerarchie superiori lo portarono giù. E Lui era parte di loro.
E tu, o Parsifal, ce lo ricordi bene nella leggenda: una schiera di angeli portò a Titurel il santo GraaI,
vero mistero del Cristo Gesù, mistero del rapporto fra il Signore della Terra e la madre verginale, e una schiera di angeli lo attende di nuovo nella sfera delle gerarchie superiori.
Se lo ricerchiamo in quella sfera, comprendiamo il senso vero della ricerca moderna e, progredendo
gradualmente sempre più oltre, sentiamo di comprendere il rapporto dell’aspetto stellare del Graal con l’aspetto umano del Graal stesso della madre legata a Gesù, al Cristo.
Il mio auspicio è che tutte le confessioni religiose sparse nel mondo si possano un giorno davvero ritrovare
insieme... Ognuno sia libero di giudicare da sé su questo punto. E così pure ognuno possa riflettere per conto suo, se la ricerca del santo Graal è qualcosa di ecumenico o no...
Certo chi vuole ancora essere aggrappato a limitate concezioni confessionali di superficie e all’aspetto
esteriore e materiale delle reali azioni del Cristo che sono invece di natura spirituale, farà più fatica a capire, oppure si sentirà male come Amfortas… o come tutti i rappresentanti della
classe dirigente delle potenze occidentali in cui vive ancora purtroppo l’arabismo della normatività moralistica e dell’economicismo.
O Parsifal condotto dal tuo karma verso le azioni spirituali del Cristo, costituisci dunque un grande modello
per l’unificazione delle religioni sulla Terra.
La prosecuzione della tua leggenda dice che per il tempo in cui il Graal divenne invisibile nella nostra
vecchia Europa, esso fu portato nel regno del Prete Gianni, quel regno che si trovava al di là delle terre raggiunte dai crociati.
E all’epoca delle crociate si venerava ancora la sfera del Prete Gianni, il successore di Parsifal.
E per il modo in cui si cercava quella sfera, bisogna dire che, anche se ci si esprimeva in formule
geografiche terrestri, la sede di questa nuova figura di prete non può certo trovarsi sulla Terra.
--------------------------------------------------------------
(1) “Riddarsögur”, Kölbling, Strasburgo, 1872, saga nordica (norvegese) di Parsifal.
(2) cfr. Parzifal di Wolfram von Eschenbach, 453/23.