Nel vangelo di domenica prossima (6 novembre 2011) si parla della parabola dell'olio delle dieci vergini, cinque delle quali sono stolte. Eccola:
"Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte
presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A
mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio,
perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per
comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore,
signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora" (Matteo 25, 1-13).
Se una volta nella storia della chiesa si fosse spiegato il senso di questa parabola, la chiesa non sarebbe divenuta quello che è:
un'intercapedine mafiosa fra lo Stato-mafia e un sistema finanziario (bancario e monetario) assassino. Questa mia valutazione emergerà nel corso della spiegazione della parabola con sempre
maggiore chiarezza.
Innanzitutto occorre farsi alcune domande: che razza di regno è quello in cui si impone da ogni invitato una lampada accesa? Si suppone che quel luogo non sia illuminato, dato che ciascuno deve
portare egli stesso la luce. Ma non basta una lampada per tutti? E perché invece lo sposo è così crudele da non esitare a chiudere la porta in faccia alle cinque vergini sprovviste di olio e che,
tuttavia, gli sono andate incontro? Il loro peccato è dunque così grande da meritare una tale punizione? Che buzzurro questo sposo, che sveglia tutti in piena notte e lascia fuori cinque povere
giovani col pretesto che non hanno olio nella loro lampada! Vale veramente la pena di aspettare un simile pirla, che fa tanto casino per un po' d'olio? Inoltre, che razza di saggezza è quella di
chi, anziché donare un po' d'olio a chi non ne ha, lo manda al mercato ("andate piuttosto dai venditori") come se il mercato fosse la risposta a tutto?
Dunque come si può spiegare un regno dei cieli in cui i saggi e gli sposi sono così buzzurri?
L'unica spiegazione può dunque essere simbolica. L'olio deve quindi simboleggiare qualcosa di talmente individuale che non può provenire da fuori di noi. La chiesa predica il Cristo da 2000 anni
senza spiegare che la parola "Cristo" era un termine tecnico per indicare qualcosa che non può provenire da fuori di noi. Ora, fra tutte le parole di tutti i vocabolari di ogni lingua, ve ne è
una sola che non può essere usata per indicare qualcosa che è fuori di noi.
Questa parola è "io" ed ha la funzione di indicare sia l'interiorità di ognuno sia anche il vero potere di ogni individualità.
Ogni individualità, grazie alla sindéresi della propria coscienza ("sindéresi", questa parola è quasi del tutto sparita pergino dai vocabolari!)
sa discernere fra cattiveria e bontà, ingiustizia e giustizia, odio e amore, stoltezza e saggezza, menzogna e verità, e trasformare le prime nelle seconde. Cosa sono cattiveria, bontà,
ingiustizia, giustizia, odio, amore, stoltezza, saggezza, menzogna e verità, se non dieci qualità come dieci sono le vergini, cinque delle quali rappresentano le virtù e le altre i difetti
corrispondenti?
Siamo allora di fronte qui a un'altra domanda: la natura dell'uomo è buona oppure è cattiva?
In quanto specie animale è cattiva, mentre è buona in quanto individualità che supera la specie. Ecco perché il termine tecnico per indicare
l'individualità in quanto specie superiore ad ogni altra specie era quella detta del "figlio dell'uomo". Con questo termine si indicava l'io umano, immateriale in quanto non proveniente da carne
o sangue, e quindi spirituale in quanto in grado di riconoscere la divino-umanità (Matteo 16,17).
L'individualità umana è tale in quanto supera i legami di specie. Se ne libera.
Se non se ne libera non si può parlare di individualità, dato che permane qualcosa d'altro nell'uomo: l'esemplare della specie, il gregario,
l'uomo di parte o di partito, ecc., praticamente il buzzurro che non ne vuol sapere di ragionare, dato che anche il ragionare presuppone il pensare come antimateria o come forza spirituale
universale. In tal caso l'uomo rimane incompleto. È un uomo a metà in quanto il figlio dell'uomo in lui, cioè il suo io, non opera liberamente in lui.
Prima o poi però questo uomo incompleto è costretto a sperimentare una grande delusione: tutto ciò in cui credeva crolla; se credeva nelle
istituzioni dello Stato, si accorge di essere da queste abbandonato; non solo! È abbandonato da tutti: dagli spiriti del popolo, della stirpe, della razza, dei partiti, ecc., e deve sperimentare
su di sé il non-valore di ogni addomesticamento ricevuto. Si pensi per esempio a quello proveniente dalle scuole dell'obbligo verso il senso di Stato, il senso della legalità, il senso
delle istituzioni di Stato, ecc., tutte "cagate pazzesche" direbbe Fantozzi!
Una simile delusione non sta forse avvenendo proprio oggi con la crisi dell'economia... dei buzzurri? (Se avete tempo, e voglia di farvi anche una risata, guardate questo video http://vimeo.com/29476400).
In ogni caso, solamente un buzzurro può rispondere al suo prossimo meno abbiente: "Ti manca quella data cosa? Vai al mercato"!
È dunque evidente che nella parabola delle dieci vergini lo sposo è qualcuno che deve venire, cioè qualcosa che non si può comprare al mercato,
in quanto viene sotto forma di luce, immaginativa, ispirativa, intuitiva. E che cosa è? È l'io umano.
È l'io che viene, immateriale, non minerale corpo fisico. E la luce delle lampade è la luce di ogni io, resa immaginativamente percepibile con
l'olio dell'unzione messianica. Un'altra immagine di questa luce è quella di pentecoste, quando le fiammelle sul capo di ognuno simboleggiano lo Spirito Santo...
Da ogni iniziazione o scuola misterica è risaputo che se l'uomo non impara a morire nella sua vita (morire alla pseudo-vita della cattiveria, dell'ingiustizia, dell'odio, della stoltezza, e della
menzogna) condizionata dai legami della specie, perisce nella morte: con la morte del suo corpo fisico, in seguito alla rottura dei fili di congiunzione fra pensare, sentire e volere, si
dissolvono anche tutte le nozioni che egli crede avere fatto proprie ed ogni pensiero che crede sua proprietà.
Da ogni iniziazione o scuola misterica è altresì risaputo che durante il trapasso l'uomo volge indietro lo sguardo su tutte le vicende
dell’educazione passata, come si potrebbe guardare una casa che si sta sgretolando nei suoi singoli mattoni, e che si deve ormai riedificare in nuova forma.
Ecco perché nella parabola delle vergini stolte/sagge è indicato, per chi ha orecchi per intendere, che solo la crescita interiore produce
quell'"olio" che non si compra al mercato, né si perde, nemmeno col trapasso. Invece il non impegnarsi a crescere comporta che nessuno, neanche una divinità ci possa aiutare, e che infine si
perda anche il (troppo) poco che si era conquistato.
Questa è la vera dinamica del regno dei cieli: a tutti è data la possibilità dello Spirito Santo, cioè dell'universalità del pensare. Nessuno è
a ciò obbligato da alcuna scuola dell'obbligo. Chi vuole restare buzzurro ed avere come suo unico dio il mercato, nessuno lo obbliga a cambiare idea, però quando sta per morire non può comprare
lo Spirito Santo al mercato, Spirito Santo che oltretutto ha sempre avversato in vita. Mi sembra giusto.
Maledire chi rimane diverso come l'olio in contatto con l'acqua è tipico del buzzurro, il quale vorrebbe omogeneizzare tutti, anche e soprattutto coloro che non vogliono mescolarsi a lui. Allora
incomincia a frullarli con energia e insistenza crescenti. Ma anche se frulli l'olio con l'acqua, l'olio della ragionevolezza torna sempre a galla. Allora il buzzurro inizia a fare scongiuri
contro la magia della resistenza umana, che definisce schiava del maligno e, se ne è capace, prende le armi contro di loro perché non tollera chi si dimostra sicuro di quanto afferma. Questa non
tolleranza è il libero arbitrio del buzzurro, l'ideologia libertaria, creduta libertà.
O libertario buzzurro che non vuoi saperne di ragionare, non avere paura dell'io! Non avere paura di te stesso!
Non bisogna avere paura dell'io , o bestie! (http://vimeo.com/31421556)
La nascita verginale del "figlio dell'uomo" da parte della natura umana, il senso della nascita del Cristo in quanto involucro
(sinderesi) dell'"io sono" nell'uomo, fa parte della storia sacra dell'uomo! Ciò è verificabile attraverso la percezione di un rapporto di equivalenza fra la storia
dell'individuo e quella dell'umanità. Infatti, tanto nell'infanzia dell'umanità quanto in quella del bambino si passa dalla consapevolezza di sé in terza persona a quella in prima persona.
Troviamo testimonianza di ciò nei testi più antichi: come quella di cinquemila anni fa in cui il faraone Azoze, V dinastia, circa 2900 a.C., diceva "La mia maestà ha
visto" (G. Farina, "Grammatica della
lingua egiziana antica", Ed. Hoepli, pag. 183 e 184), anziché dire "Io ho visto". Allo stesso modo, duemila anni fa, la "madre" dice ancora "l'anima mia magnifica il
Signore", anziché dire "io magnifico il Signore" (Luca, 1,46).
Il senso del "Magnificat" è da questo punto di vista una importantissima testimonianza, regolarmente omessa dalla predicazione della chiesa
sulla nascita dell'io nell'umano! Fatto molto grave questo, dato che nella misura in cui si prova a ripercorrere all'indietro le antiche forme di autocoscienza dell'umanità, dal tempo
dell'avvento del "figlio dell'uomo" fino ai primordi, oltrepassando i tempi dell'essenziale esigenza mosaica di un dio che dica di se stesso "Io sono l'Io
sono" (Esodo, capitolo 3,
versetti 13-16), fino ai tempi prediluviani, è percepibile come l'umanità tenda ad indicare se stessa sempre in terza persona singolare, come gli infanti quando, prima di
scoprire la parola "io", indicano se stessi servendosi del proprio nome.
Ovviamente, qui non si tratta di una percezione materiale simile a quella che si ha di un cotechino, perché qui - a parte i pochi documenti
antichi rimasti - la materia percepibile è poca. Si tratta dunque di percezione soprasensibile, vale a dire di intuizione, veggenza spirituale, che abbisogna, appunto di luce e quindi di "olio"
per la "lampada" del nostro comprendonio. E questa è la stessa veggenza spirituale che permetterà a Rudolf Steiner la seguente affermazione: "La terra degli Atlanti era quella che la
mitologia germanica designa con i nomi di "Niflheim", "Nebelheim", "Wolkenhein", terra delle nebbie. [...] Il continente atlantico venne sommerso a seguito di una serie di diluvi nel corso dei
quali l'atmosfera terrestre si rischiarò. Solo in seguito si videro il cielo azzurro, i temporali, la pioggia e l'arcobaleno. Per questo dice la Bibbia che, dopo che l'arca di Noè aveva toccato
terra, l'arcobaleno divenne il nuovo segno del patto fra Dio e gli uomini. [...] Solo allora l'uomo iniziò a chiamarsi "io". Gli Atlanti parlavano di se stessi in terza
persona" (Rudolf Steiner, "Kosmogonie", Opera Omnia n. 94,
R. Steiner Verlag, Parigi, 26 maggio 1906; cfr. anche R. Steiner, "I manichei", Ed. Antroposofica, Milano 1995).
La vita dell'io in terza persona si è fatta sentire fino nel "plurale maiestatis" degli ultimi papi, perché sempre la vita di un periodo precedente diviene la forma di quello successivo. È una legge evolutiva che si esprime qui.
Il male non consiste nell'evoluzione, ma nel non voler tenerne conto!
La nuova forma sociale, la nuova moneta, non è l'euro né ogni altra diavoleria imposta forzosamente dall'alto. Ciò che è alto è l'io, e
solo l'io, e dunque la sovranità dell'individuo, da cui scaturirà il Reddito di Base per tutti dalla nascita alla morte, secondo la triarticolazione dell'ordine sociale, cioè secondo il sabato
per l'uomo di cui parlava Gesù.
Anche la moneta di oggi non è
chiara ed abbisogna di essere illuminata dalla "lampada" del comprendonio, dato che gode di privilegi non goduti dalle merci. Perciò è iniqua. Non per altro. Non ci vuole molto a capirlo: la moneta è equa (cioè non
iniqua) solo se le si impedisce di stagnare, solo se la si naturalizza, facendola rientrare nel divenire entro lo spazio ed il tempo delle cose, di tutte le cose, e quindi delle
merci.
Quando l'uomo farà in modo che essa deperisca in modo naturale, come deperiscono le merci quando non sono consumate,
allora sarà equo strumento di scambio.
Ecco perché, sempre per chi ha orecchie per intendere, nella "liquidità" del mare monetario da cui Gesù fa prelevare moneta fiscale (Matteo 17,27) esiste il vero movimento della vita economica,
dato dalle sue necessarie onde, liberatrici da ogni stagnazione e crisi.
Oggi dovremmo dire: "Padre nostro liberaci dal male... della stagnazione che è in noi... nel nostro mero emisfero sinistro dell'ideologia che fa
gregari, cioè schiavi di idee credute Dio!"
Vera stagnazione è infatti quella del cervello malato di coloro che pretendono l'attuazione della neosocietà e della neofiscalità, retrocedendo, attraverso le forme di ieri, attraverso la democrazia che in verità è usurocrazia: forme antiche che generano altre forme antiche,
spingendo le persone a formare da un lato fazioni in lotta fra loro, e contemporaneamente a risparmiare, portando i loro soldi in banca... È la follia! Queste persone, altro non sono altro che
un'ignara espressione (una delle tante) della "belva feroce" di cui parlava Nietzsche (F. Nietzsche, "Genealogia della morale", Adelphi, Milano 1995, pag.30-32).
È proprio nell'intimo di questa follia che tale bestia giace, avida di vittoria:
"la belva deve di nuovo balzar fuori, deve di nuovo rinselvarsi - aristocrazia romana, araba, germanica, giapponese, eroi omerici, vichinghi scandinavi - tutti
sono eguali in questo bisogno. [...] È ancor sempre una ripercussione di quell'inestinguibile terrore con cui l'Europa, nel corso dei secoli, ha riguardato la furia della bionda bestia
germanica [...]. I discendenti di ogni schiavitù europea e non europea e di ogni popolazione pre-ariana in particolare - costoro rappresentano la retrocessione dell'umanità [Essi] sono un obbrobrio per l'uomo [...] un elemento demoniaco..." ("I manichei", cit.).
Ma il male dovrà essere espulso dalla corrente dell'evoluzione universale come una scoria:
"Dominano i mali, testimoni d'egoità che si libera per colpa altrui d'egoismo, vissuta nel pane quotidiano, in cui non domina la volontà del cielo, da quando
l'uomo si separò dal vostro regno e obliò il vostro nome o Voi, Padri nei cieli" (dall'antico "Padre
Nostro": Rudolf Steiner, "Il quinto vangelo", Ed. Antroposofica, Milano, 1989).
Scriveva il librettista l'arquatese Luigi Illica:
"[...] Bestemmiando il suolo che l'erario a pena sazia [...] fui soldato e
glorioso affrontato ho la morte che, vile, qui mi vien data. Fui letterato, ho fatto di mia penna arma feroce contro gli ipocriti" (Luigi Illica, "Andrea Chénier. Dramma di ambiente storico", Ed. Casa musicale Sonzogno, Milano, 1978).
L'azione di questo dramma si svolge in Francia fra il 1789 ed il 1794. In piena rivoluzione francese dunque! Inutile, come ogni
rivoluzione in cui la dolcezza e la non violenza non siano ancora divenute il fondamento vero del procedere dell'io.
Prima sono i poeti ad accorgersene, gabbiani discepoli dell'aria, che apprendono l'arte del volo... Poi tutti i piloti di se stessi,
incominciando dai più increduli nei confronti di sé. Allora incomincia ad apparire la vera struttura dell'ordine universale delle cose, mostrando le vere dinamiche di uguaglianza, fraternità e
libertà a cui nessuno, materialista o spiritualista, può sfuggire.
In un modo o nell'altro le torri dell'iniquità devono cadere come le torri gemelle o diventare sempre più leggere:
"iugum enim meum suave est et onus meum
leve est", "il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Matteo 11,30).
E tutte queste cose le scopri il giorno in cui si desta in te la consapevolezza dell'io, libero formatore del tuo destino.
"Coloro che hanno a cuore il tema della fraternità e della socialità, allorché lo ameranno al punto da dedicare ad esso la vita, non potranno fare a
meno di scoprire che il problema sociale è inseparabile dal problema del karma e che la conoscenza della legge del karma è la forza trasformatrice della società futura" (Massimo
Scaligero in Nereo Villa, "Numerologia biblica. Considerazioni sulla matematica sacra", SeaR Edizioni,
Reggio Emilia, 1995, cap. V; cfr. anche Nereo Villa, "Il sacro simbolo dell'arcobaleno. Numerologia biblica sulla reincarnazione", SeaR Edizioni, Reggio Emilia, 1998, cap. VII.).
Ecco perché perfino
i sepolcri parlano... La morte non è che una nuova vita...
Ecco perché è importante l'avvento dell'io nell'umanità. Ecco perché è importante il "Magnificat" (http://vimeo.com/31364038 ).
Chi ha il coraggio di comprende le parole del "Magnificat" sa che quando il Cristo non era ancora nato la vergine umanità non diceva ancora la parola "io". Gli uomini indicavano se stessi come
fanno gli infanti, in terza persona: "Mario ha fame" in luogo di "io ho fame", "L'anima mia (magnifica il Signore...)". Il "Magnificat" testimonia del passaggio dall'umanità antica, che non
diceva ancora "io", alla nuova umanità che dice "io". Il rapporto del Cristo con l'io umano è messianico: "Messia" significa "unto". Il Cristo è l'involucro protettivo dell'io dell'uomo, reso
splendente se con l'olio si unge il suo corpo.
Ecco anche perché nei vangeli, l'unico passo biblico letto da Gesù di Nazaret in sinagoga evoca l'unzione (Luca
4,17-21).
Nell'aramaico targumico e talmudico, "mešah" (o mishà) significa sia "olio" che "misura", perché la misura del bene e del male consiste nel
contenuto di tale involucro: la coscienza, anticamente detta "sindéresi".
La parabola delle 10 vergini è la parabola dell'olio e del 10 che lo contiene come fortuna per la vergine umanità nella prima lettera Yod del
nome del Padre (Yhwh). "Yod" è anche detta nel "Sefér Yetzirah" (Libro della formazione dell'universo) "lettera zodiacale della Vergine".
Il valore numerico della lettera Yod è 10. In greco "Yod" è lo "iota", la lettera più piccola dell'alfabeto, simile a un apice o a un accento,
di cui Gesù predicava l'importanza (Matteo 5,8).
Gli accenti sono importanti.
Per esempio, chi oggi parla di "economia" non tenendo conto del diverso accento greco fra "nòmos" e "nomòs" predicherà la "nomia" di "economia"
come legge (nòmos) anziché come pascolo (nomòs) presupponente il "distribuire" ("nomòs" proviene da "nemo", "distribuire") (vedi la pagina "Economia - Etimologia per cervelli non fusi:
http://creativefreedom.over-blog.it/article-economia-etimologia-per-cervelli-non-fusi-87515550.html)
solidale, essenza universale dell'economia. E ciò comporterà crisi economica, povertà.
Nello "Zohar" si legge: "Come mai il Messia è detto povero? Perché non ha nulla di suo". In ebraico "povero" si pronuncia "anì", esattamente
come la parola "io", anche se con una lettera diversa.
Anche l'io non ha nulla di suo.
E qui sta il mistero dell'universalità del pensare, nuovo progetto conoscitivo portato dall'Unto, cioè dal Cristo, involucro di ogni io umano
autocosciente.
La parabola delle dieci vergini e dell'olio mancante a cinque di loro parla del mancare in loro della sanità mentale o dello spirito sano
(Spirito Santo). Che cos'è? È la facoltà di comprendere l'unitarietà o l'universalità del pensare:
"Chi comprende la parola dello Spirito Santo, comprende che la saggezza è unitaria. Gli uomini però non sono ancora giunti a questo punto; essi dicono pur
sempre: questo è il mio punto di vista; secondo me è così, e l'altro può ben avere un punto di vista diverso. Questa visione delle cose deve essere superata. Gli uomini dovettero parcellizzarsi
per una fase di egoismo, di affermazione dell'io; e non hanno ancora trovato la via verso la saggezza unitaria. La troveranno in quanto si accosteranno realmente ad essa, dopo essersi
individualizzati quanto più è possibile. Quando si sarà acquistato lo spirito unitario della saggezza ci si disabituerà al dire: questo è il mio punto di vista, questa è la mia opinione. Quando
si sarà compreso che, rispetto alla saggezza unitaria, non esistono punti di vista particolari, e che l'avere un proprio punto di vista non significa altro che non si è progrediti
sufficientemente, solo allora si potrà concepire l'idea dello Spirito Santo. Solo l'uomo imperfetto ha il suo punto di vista. Chi si avvicini allo spirito della saggezza, non avrà più i suoi
punti di vista. Egli saprà che deve darsi con abnegazione alla saggezza unica originaria. Come le piante si volgono tutte ad un unico Sole, così gli uomini si uniranno e si volgeranno ad un
UNICO spirito, all'unico spirito della saggezza che vivrà in loro. Come dal Cristo sgorgò quel sangue che originariamente aveva unito fra loro gli uomini, così la saggezza si effonderà su di
noi congiunti in fratellanza" (Rudolf Steiner, "Il significato storico universale del sangue fluito dalla croce", conf. di Berlino del 25/03/1907).
La vera tragedia del presente deriva dall'assunzione buzzurra del concetto di economia, tutt'altro che universale:
"La cordialità che l'"oikonomia" presuppone è spenta nella testa di chiunque e l'intento fraterno si riduce pertanto a ideologia. Di qui il paradosso: non c'è
fraternità economica per i moderni che non indica un'avversione o una doppia morale" (G. Alvi, "Il capitalismo. Verso l'ideale cinese", Venezia, ottobre 2011).
In "oikonomia", la vera casa, "oikos", della fraternità è simbolicamente Betlemme, che etimologicamente significa "Casa del pane", pane che sarà
poi distribuito, appunto, da Gesù nell'ultima cena...