Scimmia e paraclito di Nereovilla
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O scimmia nuda dell'"Occidentali's Karma"! L’intuizione di una vita culturale nella libertà, l’ispirazione di una vita giuridica nell’uguaglianza e l’immaginazione di una vita economica nella fraternità siano IL MASSIMO AUGURIO PASQUALE per superare il tuo karma.
Nessuno (e tanto meno lo scimmione intelligente) può ricreare il mondo né creare dal nulla le cose.
Possiamo però trasformare quelle già esistenti, conferendo loro un nuovo aspetto.
Per riuscirvi senza ferire occorre comprendere la loro legge, intrinseca al loro momento attuale, cioè il loro attuale modo di agire che vogliamo trasformare o a cui vogliamo imprimere una nuova direzione. Occorre dunque trovare il metodo secondo cui quella data legge si lascia trasformare in un’altra.
Questa parte dell’attività morale che così ci fa agire poggia sulla conoscenza del mondo fenomenico con cui abbiamo a che fare; va perciò scientificamente ricercata in quel ramo specifico. Ogni giusta azione presuppone perciò, accanto alla facoltà immaginativa di idee morali, quella di trasformare il mondo delle cose percepibili senza spezzare la connessione con le leggi naturali su cui poggiano in quel dato momento. Questa facoltà è TECNICA MORALE e la impariamo così come impariamo una scienza o un’arte, anche se spesso siamo più adatti a trovare i concetti corrispondenti al mondo quale esso già è, che a determinare col lavoro produttivo della nostra facoltà immaginativa azioni future non ancora esistenti. “Perciò è possibilissimo che uomini privi di fantasia morale ricevano le rappresentazioni morali da altri e imprimano queste abilmente nella realtà. Viceversa può anche verificarsi che uomini dotati di fantasia morale manchino di abilità tecnica e debbano servirsi di altri uomini per realizzare le loro rappresentazioni” (R. Steiner, “La filosofia della libertà”, cap. 12°, Ed. Antroposofica, Milano 2013, pp.163-164). Sul piano politico, ad esempio, i sedicenti riformatori hanno, sì, voglia di trasformare il reale, senza avere però anche la cura e la pazienza necessarie a conoscere il reale che vogliono trasformare. Così diventano mestieranti o truffatori: sono i neo-proci, che si calano nelle nostre tasche come imperterriti saccheggiatori dell’economia, della cultura e del diritto, mentre le scimmie aspettano un Ulisse a liberarle, del tutto ignare che Ulisse è ognuno di loro. Il fallimento, cioè la mancata sua attuazione delle loro idee è dovuta a due ragioni. In primo luogo, perché un conto è l’idea, altro la sua prospezione dialettica (oggi non si distingue più fra parola e concetto, né fra legalità e legittimità). In secondo luogo, perché solo quando quell’idea riceve l’imprimatur dei monopolisti delle varie economie di Stato, essa cessa improvvisamente di essere rigettata, se non addirittura irrisa o sbertucciata, da quanti avevano avuto già modo di conoscerla. Cioè si ricorre a cambiar moneta manipolandola per continuare a sostenere la stessa economia di Stato che causa la crisi. E questa è oltretutto la triste prova di quanto il giudizio critico degli uomini odierni dipenda ancora da quelli dell’autorità (del “conscio collettivo”, direbbe Jung), e di quanto poco il loro pensare sia perciò realmente attuato.